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Fabrizio Spadini

50 x 50 cm

Acrilico su tela

 

Il riferimento visivo per quanto riguarda il "brandbot" è a Instagram. Il titolo, così come la presenza della torre di Babele all'orizzonte, rappresenta il "gancio" col tema, col soggetto biblico.

Nabucodonosor, re di Babilonia, fece un sogno che ritenne importante ma del quale non si ricordava e per questo incaricò una serie di indovini e profeti (sto semplificando molto). Daniele il profeta gli descrisse il sogno e il suo significato: si trattava di una statua colossale costruita con metalli preziosi in alto e poi, man mano, sempre più "poveri" scendendo verso i piedi, a significare un decadimento degli imperi (e della società).

Il riferimento qui è al desiderio di testimoniare immagini e condividerle che il social in questione soddisfa, anche poi a livello di soddisfazione del proprio ego, ecc. Quindi, l'opera vuole simboleggiare qualcosa che ha a che fare con la paura di dimenticare e di essere dimenticati.

 

Allo stesso tempo, visivamente, la struttura ricorda un mix di macchina fotografica di fine Ottocento, polaroid e macchina digitale. Tutta la struttura sembra abbandonata come un'ex piattaforma petrolifera al largo e dismessa, considerando anche il fatto che i recenti sistemi di intelligenza artificiale vanno a creare immagini sempre più realistiche e indistinguibili dal vero. Perciò, un album di immagini perde la valenza che poteva avere di testimonianza di un vissuto, se non di un "vissuto" appartenente alla dimensione virtuale.

In questa come nelle altre opere, il suo intento vuole essere un suggerimento a una riflessione e non necessariamente una demonizzazione a priori del mezzo tecnologico.

 

Il sogno di Nabucodonosor - Fabrizio Spadini

€ 2.750,00Prezzo
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